AH, NON HAI TEMPO?… RACCONTANE UN’ALTRA.

Un Articolo di Alessandro Carli

Un articolo di Alessandro Carli

Il tempo è forse l’unica certezza che abbiamo riguardo la nostra realtà. Tutto cambia, tutto muta e si trasforma, ma dal tempo in cui si è formata la nostra luna, contribuendo ad imprimere un moto di rotazione fisso e stabile al nostro pianeta, il tempo è sempre quello: ogni giorno consiste di esattamente 23 ore, 56 minuti e 4 secondi… se non è una certezza questa!

Stiamo parlando di 86.400 secondi in tutto che ognuno di noi ha a disposizione ogni santo giorno. Sono tanti? Dipende. E allora, rendiamo le cose un po’ più semplici, togliendo da questa cifra altri secondi. Mediamente, dedichiamo al sonno 27.000 secondi; alla nutrizione 7.200 secondi e al lavoro 33.200 secondi (contando anche gli spostamenti). In tutto, sono 67.400 secondi su cui la maggior parte di noi ha poco margine di manovra… a parte la qualità che si dà a quel tempo, ma questo è un altro discorso, sebbene molto importante. Sono in ballo 19.000 secondi, cioè ben 5 ore e un quarto, che sono quelli che alla fine decidono la qualità della nostra vita.

Come le stai “spendendo” quelle 5 ore che ogni santo giorno ti vengono regalate? Sono finalizzate alla tua crescita – in qualsiasi modo tu la intenda – o fanno solo da riempitivo nella tua vita? Le usi per studiare, riflettere, pianificare, intrecciare, approfondire e mantenere relazioni, in palestra ad irrobustirti, cercare nuove opportunità, ecc.; oppure per meditare sulle tue sfortune, litigare, passare pomeriggi sulla TV, al bar a giocare, gozzovigliare, cercare ogni valida giustificazione per non fare ciò che sai che dovresti fare, ecc.? Sono sempre gli stessi 19.000 secondi, quindi non è mai questione di quanto tempo hai, ma di decidere su cosa li vuoi investire… e questa è la sola scelta che hai.

Chi non usa il tempo in modo produttivo, non lo fa mai per scelta, ma perché o non sa cosa sia veramente importante per lui – e nemmeno gli interessa più di tanto saperlo – o ritiene di non avere le risorse fisiche, intellettive, emotive e mentali necessarie da dedicare a qualcosa a cui terrebbe veramente. Nel primo caso è una reale motivazione a venir meno e nel secondo è una forte guida interna a mancare.

Mettiamola così: anziché darti secondi, ti do euro… 19.000 euro ogni giorno che devi però investire in qualche modo, perché altrimenti a fine giornata mi riprendo tutti quelli che ti sono rimasti. Lo troveresti il modo di spenderli o di investirli? Per cosa, allora? Non è detto che tu abbia la risposta pronta, ma sono certo che ti roderebbe dovermi ridare i soldi indietro. E perché accetti invece di sprecare tempo? Dopotutto, dall’inizio dei tempi, la morte di ogni singola persona non è mai dipesa da quanto denaro le mancasse, ma dal tempo che non le è stato più concesso.

Ti riporto di seguito alcuni suggerimenti di riflessione che t’invito caldamente a ponderare.

Esaminare i tuoi “dovrei, ma non posso” – Quando si ozia, è facile capire che si sta procrastinando ciò che sappiamo di dover fare, ma c’è una forma più subdola di procrastinazione che è quella di non fare ciò che sappiamo di dover fare e che non facciamo perché troppo impegnati da altre parti. Certo, chi può biasimarci? Dopotutto, non si può mica fare tutto? Ma siamo sicuri che sia davvero così o non è piuttosto che ciò che sai di dover fare ti richiede un costo personale – a qualsiasi livello – che non sei disposto a pagare? Ad esempio, assumerti una responsabilità, doverti mettere in discussione o in gioco, dover affrontare e risolvere un rapporto che da tempo sta deteriorando, ecc. Poniti una semplicissima domanda: se sei così preso su altre questioni, come troverai il tempo per rimettere assieme i cocci di una situazione quando ti scoppierà tra le mani? Quale costo dovrai pagare, allora?

Abbreviare la tempistica dedicata alle varie attività – Un certo Parkinson, che niente ha a che vedere con lo scopritore del famigerato morbo, ha formulato una legge fondamentale, riguardo al tempo, che recita che ogni attività umana assorbirà tutto il tempo che a tale attività è stato assegnato. Se, ad esempio, per fare una certa cosa si prevede di metterci un’ora, s’impiegherà un’ora a completarla; se si prevede che ci vorranno due ore per completare la stessa attività, così sarà. Non significa che accorciando il lasso di tempo previsto per fare qualcosa ci si dovrà impegnare di più, ma che anzi, essendo più focalizzati, taglieremo molti momenti morti, distrazioni, ecc. che contribuiscono ad allungare i tempi. Non solo, ma altri studi sulla neurofisiologia hanno stabilito che una mente focalizzata si stanca molto meno di una mente occupata da molte distrazioni. Niente scuse, quindi.

Guardare in faccia la propria realtà – La nostra mente è programmata per fuggire da situazioni potenzialmente penose e/o per avvicinarsi ad altre potenzialmente piacevoli. Pertanto, se ciò che “dovremmo” fare ci risulta più penoso (o anche solo più pesante) di ciò che in realtà “vogliamo” fare, opteremo senza dubbio per quest’ultimo. In altre parole, le attività a cui alla fine dedicheremo tempo definiscono chi siamo in uno specifico momento della nostra vita. Troppo spesso, ad esempio, soprattutto gli uomini giustificano la loro scarsa presenza e partecipazione in famiglia con il fatto d’impegnarsi così tanto nel lavoro proprio per il bene della famiglia. Balle! Se una persona dedica più tempo al lavoro rispetto a quello che dedica alla famiglia (nelle dovute proporzioni, beninteso) è perché il lavoro gli dà più piacere o meno disagio che stare in famiglia, semplice. Non significa che sia una brutta persona, ma che, evidentemente, non gli sono chiare le conseguenze del trascurare la famiglia, che potrebbero essere molto più nefaste di quelle di una famiglia che vive in uno stato di minore benessere economico.

Valutare attentamente le proprie attività – Si usa dire “ammazzare il tempo” quando ci si perde in un’attività apparentemente poco o per niente produttiva: fare un cruciverba, guardare un programma pomeridiano in TV, andare un’oretta al bar con gli amici, ecc… ma siamo sicuri che queste attività non siano produttive? Se lavoro molte ore al giorno e decido di distrarmi con queste frivolezze, forse questo tempo non è così perso come sembra perché mi consente di ricaricare le batterie. Al contrario, lavorare come somari per cercare di affrontare una crisi senza che questo, però, porti ad alcun risultato sensibile potrebbe definirsi tempo improduttivo. Una sana gestione del tempo può prevedere momenti di svago e momenti di pianificazione, di studio, di riflessione, ecc. che sebbene non producano risultati tangibili nel breve termine, contribuiscono a generare valore nel medio-lungo termine. L’importante è capire cosa distingua gli uni dagli altri e per questo può volerci l’aiuto di un professionista.

Collocare le varie attività nel loro giusto momento – Il tempo è oggettivamente misurabile, ma viene vissuto in maniera del tutto soggettiva. La lunghezza del tempo, infatti, è condizionata dallo stato mentale in cui ci troviamo che, a sua volta, è determinato dal “tempo” in cui è collocata una certa attività. Tende, infatti, a dilatarsi quando ci troviamo mentalmente nel presente e ad accorciarsi quando ci troviamo nel passato e soprattutto nel futuro. Quando facciamo un lavoro di cui non vediamo una prospettiva (futuro) di benessere, infatti, si resta “bloccati” nel presente ed il tempo non passa mai; al contrario, quando siamo in vacanza e pensiamo già al rientro, il tempo vola. Forse è più intelligente, quando siamo coinvolti in un’attività piacevole, godersi ogni singolo momento nel presente e se stiamo facendo un lavoro ripetitivo e tedioso, avere chiara una visione del futuro per cui tale lavoro abbia un significato. E se non si riesce a formare tale visione, forse è il caso di cercarsi un altro lavoro…

La gestione del tempo è universalmente riconosciuta come una delle attività manageriali più importanti proprio perché il tempo non è riciclabile, ma non riguarda soltanto la pianificazione e la gestione delle risorse, bensì anche e soprattutto la capacità di rapportarsi mentalmente con questo elemento così sfuggente. Il tempo, infatti, può essere flessibile come un tubo di gommapiuma o rigido come una sbarra d’acciaio e sta a noi capire come renderlo in un modo piuttosto che l’altro.

Qual è il tuo rapporto col tempo? In quale momento della giornata ti senti più a tuo agio con esso? Quale attività vorresti “accorciare” od “allungare” di più?

Alessandro Carli